La cattedra delle eccellenze

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Mettete insieme 70 persone in una location all’ombra del Duomo di Milano, aggiungete argomenti come l’eccellenza, i Narratori del gusto e Il terzo piacere della Grappa, ne risulterà una giornata ricca, interessante e piacevole. Solo una previsione? No, è ciò che è accaduto il 13 febbraio, nell’elegante sede dello studio legale Nctm che raccoglie sotto la sua ala più di 250 avvocati, ognuno specializzato in una sfaccettatura legislativa particolare, come puntualizza Vittorio Noseda, membro del comitato esecuitvo di Nctm e coordinatore di tutti i dipartimenti, durante l’intervento che ha aperto la giornata. Un vortice di aria internazionale è scaturito dalle sue parole che hanno portato al dibattito occupante l’intera mattinata, con l’occhio che puntava sul tema della possibile costruzione di una cattedra delle eccellenze. A circondarlo un manipolo di responsabili di importanti organizzazioni e di accademici, tra cui il professor Mario Fregoni che ha espresso la sua visione di “cattedra” correlandola a quella universitaria del sapere e dotandola di un respiro internazionale. Il presidente dei Narratori del gusto, Roberto Rotelli, si chiede se non sia meglio guardare vicino, prima di alzare lo sguardo, considerate le eccellenze poco valorizzate persino nella sua zona, per quanto adiacente alla Capitale. Franca Braga, responsabile di alimentazione e salute per Altroconsumo, associazione che riunisce 390.000 consumatori, concorda su quanto l’Italia sia il paese delle eccellenze, ma anche su quanto si debba educare correttamente il consumatore a riconoscerle.
Sono solo le battute iniziali di un workshop che si svolge all’insegna della velocità con la quale la palla, governata da Luigi Odello, gira tra gli esperti, ovunque siano seduti, perché in questo caso la disposizione è puramente fisica. Non sorprendono quindi gli interventi di Roberto Pergreffi di Dstile che chiede come fare per avere una domanda qualificata numericamente forte, o quella di Alessandra Conti dell’Associazione Terre di Savoia che si domanda quale possa essere il target per l’eccellenza.
In effetti i grandi interrogativi intorno alle eccellenze riguardano proprio la loro definizione e i percorsi per farle identificare in modo che, mediante la giusta remunerazione, siano tutelate e promosse.
Gli accademici
Roberto Zironi, ordinario dell’Università di Udine, provocatoriamente solleva il problema dell’identificazione dell’eccellenza, che molto spesso non è riconscibile perché non comunicata in maniera adeguata. Considerazione in linea con il pensiero di Gianfranco Soldera che sostiene che l’eccellenza sia fatta di conoscenza, cultura, territorio, sapere. Questi aspetti devono essere aiutati a emergere.
Diego Begalli, professore ordinario dell’Università di Verona, ha le idee molto chiare sulla differenza tra qualità ed eccellenza: la prima è semplicemente il rispetto di uno standard, mentre la seconda è dotata di un elevato livello di performance.
E questa performance come la misuriamo? Non solo dal prodotto, ma anche dall’esperienza che lo circonda. Considerazioni su cui riflettere, ma nella pratica come lo strutturiamo questo percorso di acquisizione di autonome capacità di individuazione delle eccellenze?
Elio Franzini, ordinario dell’Università di Milano, individua tre punti: il saper esercitare un metodo, il tener conto del fattore temporale e la conoscenza dei contenuti. Luigi Bonizzi, ordinario dell’Università di Milano che si occupa di sanità pubblica e sicurezza degli alimenti, aggiunge che è necessario che un’eccellenza sia ineccepibile sul fronte della sicurezza e del benessere che produce.
Massimo Vincenzini, ordinario dell’Università di Firenze, esordisce parzialmente in contrasto con Diego Begalli: non sono sufficienti per un prodotto elevate performance per dichiararlo eccellente, occorre che sia al top.
Eugenio Brentari, ordinario dell’Università di Brescia ed esperto di statistica, non si lascia sfuggire la palla ed entra in argomento sostenendo la necessità di stabilire criteri, parametri e metodi di misurazione in modo che la consacrazione di un’eccellenza sia pienamente giustificata. Anche questo modo di operare fa parte dell’eccellenza.
Presi tutti insieme i professori hanno fornito un gran numero di elementi, ma non meno prodighi sono stati gli esperti presenti in sala.
Irene Bongiovanni di Dstile spera che la cattedra non nasca per proteggersi dalle imitazioni, ma piuttosto per promuovere. Risponde il professor Zironi citando il caso dell’Italian sounding, l’imitazione di cibi italiani all’estero, che dovrebbe essere sfruttata per il marketing seguendo la scia che tracciano – che è grande come noi non siamo mai riusciti a crearla – per affermare quindi che è il nostro il vero cibo italiano. Un abile gioco di rimessa, insomma.
Begalli puntualizza che dove si è diffusa l’imitazione molto spesso non era presente il prodotto autentico quindi il problema è anche nel canale distributivo.
Interviene anche Marco Bergamaschi, amministratore delegato del Club dell’Innovazione, domandando chi effettivamente possa avere l’autorevolezza di etichettare un prodotto come eccellente. Elio Franzini trova un parallelismo della metà del ‘700 riferito alle opere d’arte dove ci si domandava se fossero i critici o se fosse il pubblico a essere titolato a compiere questa valutazione.
Biagio Calcavecchia – dietista, tecnlogo e manager di Ecor NaturaSì – fornisce il suo contributo aggiungendo ai parametri di valutazione l’aspetto nutrizionale.
Massimo Vincenzini lo conforta confermando che di 18.000 molecole differenti che immettiamo nel nostro corpo più del 50% non sono elementi nutrizionali.

 

I video girati durante la giornata sono stati pubblicati sul nostro canale YouTube