Ci siamo persi la mela di Adamo ed Eva

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Croccante e acida, ma dotata di fievole aroma, con una nota di etanale come fosse tagliata da tempo e persino un pizzico di astringenza: se ai tempi di Adamo ed Eva le mele fossero state così siamo quasi certi che non avremmo perso il paradiso terrestre. Eppure riporta, appiccicato alla buccia con un’etichetta adesiva, un marchio con un bel cuore e un numero, segno della tracciabilità propria degli schemi di certificazione. Andando sul sito ci si trova con un paragrafetto sulla “qualità gustativa” determinata attraverso tenore zuccherino, acidità e consistenza.

Ecco, ci siamo. E’ la prova evidente: tre parametri analizzati strumentalmente che non potranno mai garantire la qualità edonica, semmai potranno essere delle condizioni essenziali, ma non sufficienti, per promettere il piacere di una mela.
Lo sappiamo: è molto più facile ed economico far passare una mela sotto un Nir che doverla mettere in bocca a un panel di giudici sensoriali, ma per ora nessuna misura strumentale è in grado di emulare il complesso cervello umano per poter affermare se un prodotto genera piacere oppure no.

Per questo l’Istituto Eccellenze Italiane Certificate ha scelto la sensorialità, una strada non facile, ma sicura per gli obiettivi che il sodalizio si pone. Dei metodi innovativi che utilizza se ne parlerà domani a Brescia alla tornata dell’International Academy of Sensory Analysis che si terrà a Brescia a partire dalle ore 9 all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna (partecipazione gratuita ma iscrizione obbligatoria al link http://goo.gl/nU5RTX ).
E vediamo se scaturiranno tecniche in grado di consentire il lancio sul mercato di mele per le quali la Apple possa ancora andare fiera del marchio che la distingue.